Mi è capitato di recente di ritrarre una persona speciale e di grande ispirazione: l’abate Nicky Vreeland, (per la cui biografia dettagliata rimando al suo sito http://www.nicholasvreeland.com/about.html). Fotografo affermato nella scena newyorchese, nipote di Diana Vreeland storica direttrice di Vogue New York, assistente di grandi nomi come Irving Penn e Richard Avedon, durante un commissionato in cui doveva ritrarre il Dalai Lama, decide di mollare tutto e nel 1985 diventa un monaco tibetano… Se vi interessa capire le motivazioni forse può essere d’aiuto il video di un intervista rilasciata alla PBS (http://www.pbs.org/wnet/religionandethics/episodes/june-15-2012/buddhist-abbot-nicholas-vreeland/11256/). Comunque dopo aver abbandonato per anni la fotografia, per dedicarsi interamente allo studio della pratica buddista, arrivando ai vertici anche nella carriera monastica, l’antica passione riprende dopo alcuni anni. Una fiamma rinnovata, ma al servizio dell’ordine monastico, perché diventa un mezzo per finanziare il monastero di cui è abate (http://www.ratodratsangfoundation.org/photos_for_rato/index-it.html). Ovviamente non è per tutti abbandonare la propria vita mondana e diventare monaci. Ma l’idea di scelta radicale, la perseveranza nel raggiungere gli obiettivi, l’adozione di un’etica fondata sulla rinuncia al proprio ego e l’altruismo, sono comunque elementi forti e di grande carattere, che lasciano una serenità nell’animo di chi ci si imbatte. E riflettere di questi tempi non fa mai male… soprattutto dopo i pasti.

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