Photo Blister

Oggi vorrei condividere una riflessione che mi ha colpito mentre ero sulla tazza del cesso: la rete è invasa di tutorial fotografici di ogni genere. Sembra ormai che la necessità di un upgrade, su questa o quella tecnica sia impellente come la defecazione quotidiana. Perché in effetti ormai c’è una diarrea di immagini travolgente come un mare di merda, che ci circondano ovunque. E quasi non si riesce più a distinguere il bello dal brutto, il necessario dal superfluo perché non c’è tempo. Tutti hanno bisogno di informazioni tecniche fotografiche: dalle più banali sulla scelta di coppie di tempo/diaframma, alla scelta di schemi di luce, mood fotografici e oltre alle pratiche più sofisticate sullo HSS o le esposizioni multiple e via dicendo. Credo che sullo smartphone mi arrivino almeno una cinquantina di mail al giorno  che cercano di coinvolgermi in sottoscrizioni, aperture di account etc per tutorial e corsi fotografici. Quindi sono rimasto a lungo a pensare prima di mettere on line dei video in cui dire la mia sul fotografare. Per questo ho deciso di bypassare l’aspetto tecnico che è solo il mezzo (per il quale non ho mai fatto ricorso a dei tutorial ma a prove empiriche, e per i più pigri rimando a quanto di reperibile già è in rete) e soffermarmi solo su quello che è il fine. La fotografia è rappresentazione, figurata e verosimile della realtà (quando addirittura non cerca di essere documentazione ed informazione). E’ priva di limiti simbolici e semantici così come costituisce un alibi per curiosare, conoscere e venire a contatto. Quindi ho voluto mettere insieme una serie di clip che ho chiamato photoblister, dove l’accento non è sul mezzo tecnico e nemmeno poi tanto sul risultato estetico, quanto sui soggetti e le loro peculiarità. Per il momento ne ho realizzati tre su diversi tipi di performers: una ballerina brasiliana, una aerial dancer e una performer di burlesque.

New photography references

 

Nowadays photography is living a limitless spreading existence.

This diffusion is full of difficult situations for many professionals who, considered also a big shift of the communication means and a striking, enduring economical crisis, are losing all their achievements. At the same time photography is getting a more democratic, pervasive, if not popular way of expression, multiplying the visions and raising the level of results.

The Net, which in a way we could say has killed the traditional channels for publishing pictures, is now slowly or suddenly quick, becoming the modern platform of publication in hundreds of different ways which I’ll try to explore step by step in different posts. The very first one that comes to my mind, is the spontaneous growth of Halls of Fame formed by some truly passionate admirers and producers of images, which gather thousands of peers in facebook groups. Images are representations, and seek for a place where to have their own existence.

The magazines, the walls, the exhibition halls, are now replaced by virtual and similar spaces in the web, and only occasionally land to their analogic equivalent. On the web the amateur and the professional, find a common occasion of being exposed, and the arbiters are other commons. I find this situation at least genuine and open to every one. For sure a remedy against a snobbish and exclusive dimension of photography run by little oligarchies.

But remember: it’s a place where to put on stake your passion, find exposure, even a worldwide one, test your value and capacity. It is for free, and not connected with money earning. Photography passion and money earning are slowly getting to a divorce, with very few exceptions. Before finding an equilibrium, you have the chance to prove yourself posting in well established groups, related to the type of photography you prefer. Of course there are tons of junk and fake community, with very few members, or even not existing notwithstanding the number they bust, so get ready to a long search before you find the right one.

I can give a disinterested suggestion to spare some time: join and try the urban-street-photography group on facebook if you like this type of photography, in my opinion the more responsive, objective and satisfactory one. This will save you a lot of time in searching. Recently, there’s also an initiative run by The Eye photo magazine in cooperation with Urban Street Photography, consisting in a monthly selection on the Eye magazine, where will be selected ad gathered every month the members’ best of the best.

http://eye-photomagazine.weebly.com/features/urban-street-photography-best-cover-photos-july-2015

MONDO CREOLO a FOTOLEGGENDO

OPENING: il progetto “Mondo Creolo” realizzato da Guido Fuà, prodotto da Umbria World Festival 2014, farà parte del ventaglio di visioni fotografiche selezionate per l’XI edizione di “Fotoleggendo”. La mostra ampliata con nuovi ritratti e un video, inaugurerà il 13 giugno alle 19:00 alla B>Gallery, piazza di Santa Cecilia 16, (Trastevere) Roma.

“Ho cominciato a sviluppare fotograficamente questo tema già quindici anni fa in forma di story-telling. Recentemente ho coinvolto le stesse ed altre persone per costruire una galleria di close-up. Lo scopo principale, già all’inizio degli anni duemila, era di andare oltre il fenomeno dei massicci flussi migratori e delle relative problematiche legate all’integrazione, rivelando una realtà crescente nella società italiana, che portava già radicati in sé i connotati di una nazione multietnica e multiculturale. Una convinzione che negli anni trascorsi è stata confermata dall’evoluzione sociale e le scelte di vita.”

Idee alla base del progetto
Volti nuovi, dalle fisionomie indefinibili e affascinanti, si muovono per le nostre città. Sono i figli degli incontri multi-razziali, dei matrimoni misti fra un italiano e un extra-comunitario: i creoli italiani. Nuovi cittadini che si fanno strada senza clamori nella nostra realtà nazionale e solo apparentemente monoculturale, rompendo la dialettica che contrappone “noi” alle “altre etnie”.
Il termine “creolo” (criollo, kriol, creole), ancora poco usato nel nostro lessico, è molto noto nelle società dell’America latina e dei Caraibi, e sta a indicare quegli individui nati dall’unione di genitori francesi, spagnoli o portoghesi con indios nativi o individui di discendenza africana.
Ma la “creolità” fisica è solo il punto di partenza. Il punto d’arrivo è la compresenza simultanea di elementi culturali molteplici, ormai la norma in qualsiasi angolo della Terra ed in qualsiasi persona, a prescindere dalle origini genetiche.
Il mondo intero si creolizza, perché le culture in contatto con le altre non possono resistere ai continui scambi e alle reciproche influenze. Usciamo di casa e balliamo zumba, mangiamo couscous e ascoltiamo musica rap, le ragazze si fanno le treccine alla maniera africana. I nuovi eroi hanno colori e sembianze diverse dai tipici connotati nostrani.
Il multiculturalismo ormai planetario ci coglie forse impreparati? Ci si chiede se in Italia l’integrazione avrà un percorso diverso e meno conflittuale rispetto ad altre nazioni con un forte passato coloniale. Facciamo finta di aver superato le problematiche legate alla recente massiccia immigrazione. Va preso atto che siamo già alle generazioni successive, e si pone l’imperativo di imparare a stare con gli altri nella massima apertura della presenza e della contaminazione quotidiana.
I creoli portatori della differenza, sono i simboli dell’evoluzione delle società del mondo ed esemplificano il modo di sopravvivere nella diversità, lontano dall’unico e dall’identico, perché oppongono all’universalità e alla purezza scismatica tutte le opportunità dell’armonizzazione cosciente della diversità.